Giobbe è un uomo che ha sofferto molto nella sua vita, più della maggior parte di noi, ha sperimentato sulla sua pelle che cosa fosse la sofferenza, ed è arrivato alla conclusione che la sofferenza umana è inevitabile come l’aria che respiriamo. La domanda che dobbiamo porci riguardo la sofferenza non è “se mai ci capiterà?”, ma è “Quando?”, “Come sarà?” e “Per quanto tempo?”.
Non so se ti è mai capitato di trovarti in uno stato di sofferenza, quando le circostanze della tua vita sono brutalmente dure, dolorose e tristi, che hai cominciato a chiederti se Dio ti ha dimenticato? Se ti ha abbandonato? Se c’è l’ha con te e ti ha voltato le spalle? Se è così, non sei solo.

Asaf, l’autore del Salmo 77, nel suo momento di difficoltà si poneva appunto le stesse domande, ma al tempo stesso, ci ha lasciato delle indicazioni per cosa fare se e quando ci trovassimo nella medesima situazione.

Qualunque sia stata la difficoltà di Asaf, nessuno è abbastanza sicuro di che cosa sia stata, di certo è stata abbastanza seria da indurlo a gridare in agonia a Dio (v.1), e da descrivere la sua anima “che si rifiuta di essere consolata” (v.2).

Asaf conosceva l’insonnia in questo periodo difficile, ed era letteralmente appesantito oltre ogni limite (v.4). Si sentì totalmente racchiuso, e paralizzato dalla sua difficoltà. (In effetti, la stessa etimologia della parola ebraica per “guai” indica una “situazione difficile”, una grave restrizione, una circostanza da cui una persona è incapace di sottrarsi). Nella provvidenza paterna divina, la sofferenza di Asaf era tale che la sua unica scelta era di cercare la misericordia del Signore. Inizialmente, però, la sua anima stanca vagava in un territorio fin troppo familiare a chi soffre. Nella sua ora di tenebre, Asaf iniziò a mettere in discussione la bontà e la grazia di Dio.

“Il Signore ci respinge forse per sempre? Non mostrerà più la sua bontà? La sua misericordia è venuta a mancare per sempre? La sua parola ha cessato per ogni generazione? Dio ha forse dimenticato di aver pietà? Ha egli soffocato nell’ira il suo amore?” (Salmo 77:7–9)

Ti sei mai trovato in tali circostanze opprimenti, così disperato e appesantito, così sopraffatto dal dolore e dalla tristezza che hai iniziato a farti lo stesso tipo di domande? Rivolgendoti a Dio come se avesse messo da parte la sua grazia, la sua compassione, il suo amore e il suo favore verso te?
Se è così, in questi momenti considera che la cosa più importante non è se ti stai chiedendo questo tipo di domande, ma è il modo in cui risponderesti. La nostra normale tendenza quando si soffre è quella di ripiegarsi su sé stessi, concentrarsi sui propri sentimenti, e cadere a capofitto nell’impulso orgoglioso verso l’autocommiserazione. Asaf ha evitato di cadere in tale tentazione (e così dobbiamo fare noi) diffidando di sé stesso e del proprio intuito, ma rivolgersi verso Dio con fede.

Con la sua anima in stato agonizzante, e la sua mente offuscata da timore e dubbio, Asaf guarda oltre le proprie circostanze e sensazioni, e si aggrappa all’unica certezza solida che conosce. Alla realtà oggettiva della bontà e fedeltà eterna di Dio, facendo appello alle opere misericordiose passate “della destra dell’Altissimo” (v.10).

Le restanti affermazioni nel Salmo 77 di Asaf sono considerazioni dei meravigliosi lunghi anni delle potenti opere di fedeltà compiute dalla mano del Dio Altissimo. Egli è il Dio che opera prodigi (v.11-12). Egli è il Dio che è incomparabilmente Santo (V.13). Egli è il Dio di cui meraviglie sono diventati noti alle nazioni (V.14). Egli è il Dio che ha redento il suo popolo (V.15). Egli è il Dio che comanda tutto il creato per fornire e stabilire il Suo popolo (v.16-20).

Nelle Sacre Scritture sono molteplici le manifestazioni del Dio Sovrano, della sua fedeltà santa e della sua bontà verso il suo popolo da generazioni, e meditare su queste verità concrete ci incoraggia a mettere i nostri periodi di sofferenza in prospettiva, e ci aiuta a vedere che i nostri problemi sono veramente “afflizioni momentanee” come afferma San Paolo in (2 Corinzi 4:17). Di fronte alle meravigliose opere potenti compiute dalla mano di Dio, le nostre peggiori circostanze non sono altro che un attimo.

Se riflettiamo e meditiamo sulla esaltante storia di fedeltà divina che ha sopraffatto l’anima di Asaf con meraviglia e stupore, che trascendeva la sua ansia e il suo dolore, spingendolo a scrivere in modo poetico i versetti da 16 a 20 del Salmo 77, Che cosa abbiamo da temere, quando il Dio che fa tremare le acque (v.16) è con noi? Quando il nostro Dio è Colui alla cui presenza i cieli prorompono con tuoni ed esplosioni di fulmini (v.17-18). Quando il nostro Dio è Colui che miracolosamente creò un percorso attraverso le acque del Mar Rosso per salvare e liberare il suo popolo (v.19). Quando il nostro Dio è il Buon Pastore, che ha guidato il suo “gregge” attraverso il deserto, nella Terra Promessa (v.20).

Se il ricordo di quelle manifestazioni di amore e provvidenza divina ha suscitato nell’anima tormentata di Asaf stupore e adorazione, ancor di più i nostri cuori possono riposare e gioire quando meditiamo sulla potente salvezza e le promesse che sono nostre in Cristo Gesù? In Lui tutte le promesse di Dio sono “Sì”, e quindi gridiamo “Amen” a Dio per la Sua Gloria (2 Corinzi 1:20). In Lui abbiamo la redenzione eterna (Ebrei 9,12) e la garanzia di una eredità eterna con Gesù (Romani 8: 16-17). Poiché Egli è per noi, che cosa e chi può mai stare contro di noi?

Nei momenti di profonda difficoltà e dolore, impariamo da Asaf e meditiamo sulle grandi opere compiute da Dio, appelliamoci alla mano di Dio e consentiamo alla gloria della sua potenza e sua fedeltà di riempirci di fiducia, conforto, pace, gioia, e stupore – poiché quale Dio è grande come il nostro Dio?