Il “Pluralismo” è una parola sorprendentemente complessa nella discussione moderna. Per alcuni ha una connotazione positiva; per altri, solamente negativa. Alcuni la usano in combinazione con varie sfere: dal pluralismo culturale, al pluralismo ideologico, da quello intellettuale, a quello religioso e così via. Per il nostro scopo sarà utile considerare ciò che spesso si insinua profondamente – e in maniera sovversiva – sul concetto di verità, o su qualsiasi credo che afferma che vi sia una sola verità.

In India era diffusa una parabola che veniva raccontata per illustrare la banalità nel tentare di rivendicare l’esclusività religiosa:

Nell’antica India un re invitò quattro non vedenti alla sua corte e mise davanti a loro un elefante e chiese loro di toccarlo e dire cosa fosse.
Il primo uomo afferrò la coda dell’elefante e disse: “E’ lunga e flessibile – un elefante è come una corda“.
Il secondo uomo afferrò la gamba dell’elefante e disse: “No, è spessa e rotonda – un elefante è come un albero”.
Il terzo uomo sentì il fianco dell’elefante e disse: “No, nulla di tutto questo. E’ grande e piatta – un elefante è come un muro“.
Il quarto uomo afferrò la zanna dell’elefante e disse: “No, è duro e tagliente – un elefante è come una lancia“.
Il re descrisse a tutti gli ascoltatori presenti come tutti noi siamo come questi non vedenti nella nostra comprensione di Dio. Vediamo solo in parte. In effetti, tutte le religioni del mondo non sono che i brancolamenti di ciechi su una verità decisamente troppo grande per qualsiasi mente umana da cogliere.

Ripetutamente si sente usare questo tipo di parabola da coloro che vogliono rimanere nel loro pluralismo religioso. Non è forse arrogante mettere avanti la propria visione di Dio come vera in esclusione degli altri?

Non dovremmo invece esercitare semplicemente umiltà ammettendo che la verità su Dio è decisamente troppo grande per essere compresa nella sua totalità da deboli menti umane?

Forse! Tuttavia, affinché l’analogia con la storiella indiana funzioni, ci deve essere una persona non cieca, che è in grado di dire ai non vedenti che stanno facendo solo una parziale osservazione dell’elefante.

In altre parole, sarebbe difficile affermare che la verità è troppo grande per una religione o concezione del mondo da cogliere, senza alcuna pretesa di avere qualche vantaggio che dà a qualcuno una veduta della verità. Il vero sarebbe nascosto a tutte le religioni e visioni del mondo, che ne reclamano l’esclusività.

Inoltre, una tale affermazione è di per sé una posizione esclusiva sulla verità che nega necessariamente tutte le altre idee di verità!

Quindi, se tutte le rivendicazioni giocano la loro validità su alcune visioni fondamentali del mondo, quale veduta potrebbe essere quella che porterebbe un maggior beneficio e un minor danno?

In proposito mi permetto di dare un parere personale, di cui sono pienamente convinto. Una risposta soddisfacentemente a tale quesito è il Cristianesimo, perché esso ripone tutte le sue affermazioni su un Dio disposto a sopportare le sofferenze per coloro che erano e sono in disaccordo con Lui, e non solo, ma a causa di ciò venne condannato con una delle forme di pena più crudeli esistenti nel mondo antico. Il riscontro necessario e la conseguenza di questo, sono evidenti in coloro che credono in questo Dio e mostrano lo stesso tipo di umiltà e di amore per coloro che potrebbero non condividere la loro stessa fede.